Istruzione

Tracce della maturità 2023

Il Foglio22 Giugno 2023

Sull’esame di Stato in sé ho da dire che (1) andrebbe abolito, o sostituito con una prova concepita diversamente, perché un esame che passano praticamente tutti non è un esame, e che (2) anche l’esame di Stato ha finito per essere assorbito, inevitabilmente, nel vortice della società dello spettacolo, sicché le opinioni sul pre-esame, sull’esame e sul post-esame riempiono insensatamente pagine di giornale, radiogiornali, telegiornali (queste righe sono il mio obolo: me l’hanno estorto), e studenti già per tante ragioni nervosi vengono ulteriormente innervositi da questa canea. Ribadisco il punto (1), ma se non volete accoglierlo propongo un (1bis): fare l’esame ma tenere un profilo basso, senza commissioni esterne, con prove formulate discretamente dai docenti delle varie scuole.

Sulle tracce dell’esame di Stato di ieri direi, in generale, bene, meglio degli anni scorsi. Tracce polverose, ha obiettato qualcuno. Ma proprio le più polverose mi paiono le più azzeccate. No, non la poesia di Quasimodo sullo Sputnik, che è molto brutta (ma come la grandissima parte delle poesie) e si presta ad altrettanto brutte applicazioni moralistiche: la celebrazione dell’ingegno umano, il segreto accordo tra cristianesimo e scienza, la responsabilità degli scienziati, la loro hybris e la nostra. È facile prevedere un diluvio di kitsch.

Ma invece la pagina tratta dagli Indifferenti di Moravia è molto bella, e invita a riflettere non tanto – come dice la consegna – sulla «rappresentazione dei caratteri della borghesia», cosa su cui temo che gli studenti non possano avere idee particolarmente raffinate, quanto sul terrore del declassamento, del diventare poveri essendo stati benestanti («La paura della madre ingigantiva; non aveva mai voluto sapere di poveri e neppure conoscerli di nome, non aveva mai voluto ammettere l’esistenza di gente dal lavoro faticoso e dalla vita squallida»), cosa su cui invece credo che degli adolescenti abbiano parecchio da dire.

Pochi o pochissimi, temo, avranno scelto di commentare l’altra pagina molto bella di Chabod sulla formazione degli stati nazionali nell’Ottocento e sull’intreccio tra l’istanza nazionalista, il desiderio di libertà e l’idea di Europa: non credo che la scuola possa ormai (o voglia) avviare gli studenti a questo genere di solida, ma anche difficile, storia delle idee politiche (ma, senza ironia, merita un elogio chi ha avuto il coraggio di mettere di fronte a diciottenni di oggi un testo che, oltre a evocare il pensiero di Mazzini, contiene parole come anelare, vagheggiare, a tal segno, e frasi come «occorre avvertire che esso principio»: eh, sarebbe bello…). Le altre tracce, prese dai giornali (Piero Angela, Oriana Fallaci, Marco Belpoliti) sono più che decenti, anche se un po’ buonsensaie, e avranno avuto grande successo.

Infine, c’è la lettera aperta all’ex ministro Bianchi su cui ieri si è un po’ polemizzato (era proprio il caso di fare questa pernacchia in faccia all’ex ministro? Be’, no, un po’ di educazione sarebbe gradita). La lettera, firmata nel dicembre 2021 da «illustri esponenti del mondo accademico e culturale italiano», invitava il ministro a garantire che l’esame di Stato, dopo il Covid, tornasse a contemplare anche le prove scritte (pare che il ministro fosse orientato a fare di nuovo soltanto esami orali). La consegna chiede di «confrontarsi in maniera critica con le tesi espresse nel testo», il che avrà prodotto un altro diluvio di virtuismo kitsch («ma certo, gli esami devono essere severi, evviva le prove scritte, abbasso chi copia!»); ma chissà se qualche studente avrà trovato invece il coraggio di farsi una risata sulla langue de bois di quegli «illustri esponenti», chissà se qualcuno ha detto che è meglio restare asini se l’alternativa è finire così tromboni. Nel caso, riceva il mio abbraccio fraterno, e si prepari a un orale de fuego.

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