Il Foglio, 20 settembre 2014
Edmondo Berselli si divertiva a immaginare che nelle riunioni a via Solferino, quando i casi del giorno richiedevano un commento dotto e pensoso, la redazione del Corriere brancolasse nel buio finché una vocina esitante non tirava fuori, per il sollievo generale, il nome decisivo: “Magris?”. A Repubblica non hanno più in panchina l’asso absburgico, ma chissà che anche lì non si svolgano di quei conclavi. C’è un affare tenebroso, una madre infanticida, uno zio cannibale, una suocera licantropa, qualcosa insomma che imponga di scandagliare l’animo umano a profondità dostoevskiane inaccessibili a Michela Marzano. Si discute, ci si arrovella, si pondera, ci si dispera. Poi, tana libera tutti: “Recalcati?”. Ma non è necessario che le cronache offrano crudeltà favolistiche. Può accadere per esempio che un venerato maestro di Repubblica scriva un romanzo a base di isteriche viennesi, e che questo sia accolto nella (fu) nobile collana dei Supercoralli Einaudi. Da Largo Fochetti, dopo la fumata bianca, parte una telefonata: “Professore, ci psicoanalizzi Augias”.
A egregie cose il forte animo accendono le collane de’ forti, e così la psicostar lacaniano-foscoliana s’inventa un incipit grandioso: “Quid est veritas? È la domanda che Pilato rivolse a Gesù e che risuona sulle labbra di un personaggio di Il lato oscuro del cuore, prima prova di letteratura ‘alta’ di Corrado Augias che Einaudi ha deciso di ospitare nella sua collana più prestigiosa, dove appaiono i nomi dei grandi: Rigoni Stern, Roth, Auster, McCarthy, Calvino, DeLillo”. Ma scartiamo subito la chiave del ridicolo. Il ridicolo è alle spalle, lo vediamo dal lunotto posteriore mentre sventola il fazzoletto di lontano: siamo entrati in un territorio nuovo, lampantemente parodistico, che richiede congetture più sottili. La prima è una mia personale teoria cospiratoria intorno alla quale sto raccogliendo un piccolo dossier: in breve – tenetevi forte – Repubblica non esiste più, a Largo Fochetti c’è ormai un centro polisportivo o una sala bingo, e gli articoli delle grandi firme, Recalcati Spinelli Cordero Saviano Merlo, li scrive tutti Michele Serra nello stile delle parodie di Cuore (ho capito che era qualcosa più di una teoria dopo i reportage brasiliani di Concita De Gregorio).
Io so, ma non ho le prove. Ho invece qualche indizio in più per una seconda congettura: Massimo Recalcati è un agente segreto, un infiltrato, la cui missione è far saltare in aria le roccaforti del potere culturale italiano, che vivono di adulazione e d’incesto, portando quella stessa adulazione a un grado eroico, parossistico, iperrealistico, infine pantoclastico. A dire il vero, da buon paranoico, ho sempre sospettato qualcosa di simile anche del suo maestro Lacan: credo cioè che parlasse a vanvera in piena consapevolezza, per svelare il ridicolo della società intellettuale parigina che si affannava a decifrarlo, salvo poi ogni sera tapparsi in casa, guardarsi allo specchio e scoppiare a ridere come un pazzo. Così, forse, se la ride Recalcati mentre recensisce una dopo l’altra tutte le firme di Rep. Loda “il nuovo, imperdibile, libro” di Michele Serra con una raffica di superlativi da farlo sobbalzare sull’amaca. Innalza un monumento perenne più del bronzo alla già bronzea autobiografia del Fondatore. Scrive del nuovo libro del filosofo Esposito come altri scriverebbe del Discorso sul metodo. Vede Augias in cielo che conversa con Mosè ed Elia dopo la trasfigurazione supercorallina.
Non c’è dubbio, Recalcati ha una missione segreta. Non so spiegarmi altrimenti la sua agenda diplomatica più fitta di quella di Talleyrand: solo nelle ultime settimane era al festival della mente, al festival della comunicazione, a un paio di festival della letteratura, un ritmo che ormai neppure Bauman riuscirebbe a tenere senza doping. E anzi, ultima paranoia, mi piace immaginare che i due – l’uomo dell’amore liquefatto e l’uomo del padre evaporato, il Dottor Liquido e il Dottor Gassoso – ridano sotto i baffi (“Anche lei qui?”) incrociandosi davanti ai solidissimi buffet di tutti i festival del Regno.