Non lo so se davvero, come denunciano autorevoli amici, il Decreto Destinazione Italia preveda un’agevolazione del 19% sugli acquisti di libri, purché non digitali. Non lo so ma, purtroppo, non mi sorprenderebbe. Ovviamente una norma di questo tipo faticherebbe un po’ a livello internazionale, è un po’ come dire che si agevolano gli acquisti di divani in pelle, ma non quelli di velluto; le automobili rosse, e non quelle nere.
Peraltro è inutile per la parte che non riguarda la scuola: io ho comprato 40 libri da Amazon quest’anno spendendo 80 euro (sono le offerte flash a 1,99), in libreria il medesimo acquisto mi sarebbe costato intorno ai 600 euro, non è l’agevolazione che mi fa cambiar idea. Peraltro l’agevolazione vale, a leggere bene, una detrazione dall’imponibile pari a 190 euro (più altri 190 se compri testi scolastici; il fatto che io abbia 3 figlie sembra non rilevare, come sempre nella tradizione fiscale del paese delle famiglie e delle mamme). Una detrazione dall’imponibile significa che si risparmia in relazione all’aliquota fiscale, se uno ha pochi denari risparmia pochissimo (tipo 30/40 euro).
Lo so, molti editori festeggiano, è triste ma è così: sentono che la strada è giusta, ritengono che in questo modo si metta un freno allo strapotere multinazionale di Amazon e affini, con webtax arzigogolate e decreti degni di un amanuense. Non si deve lavorare per innovare, per costruire modelli corretti e sostenibili, per realizzare fatturati migliori con prodotti migliori e distribuzioni migliori: no, basta bisbigliare all’orecchio del legislatore quelle paroline magiche, “vietare”, “frenare”, “tutelare”.
Io amo i librai, quelli bravi: quelli che ti accolgono con competenza e istinto, e ti accompagnano nelle scelte; ecco, quelli così probabilmente posso riunirli tutti in una sala di dimensioni non straordinarie. Non stiamo, evidentemente, tutelando i librai superstiti, e neppure i libri, e neppure i bravi editori: stiamo tutelando quelli che hanno il peso specifico per orientare la mano, incerta, del legislatore. Gente che verrà travolta da Amazon, Apple e Google, che proseguiranno spietati per la loro strada per assenza di un contendente credibile.
La carta, il libro stampato, l’inchiostro, l’ISBN: premiamo chi sceglie questa strada per leggere, come se questo 1) fosse il problema 2) fosse pertinente con il problema della poca propensione nazionale alla lettura. Un ragazzo con i soldi da oggi compra più libri? uno senza è aiutato? Ovviamente no.
In Norvegia, dove evidentemente si pensa e poi si decide, lo Stato ha promosso la digitalizzazione di tutti i libri in commercio, per consentirne la fruizione gratuita presso le biblioteche; non sono entrato nel dettaglio (non ancora…) ma, a sensazione, in Norvegia continueranno a leggere molto più che da noi.
Non costruiamo grandi biblioteche digitali, non incentiviamo la possibilità di accesso alla lettura, non affrontiamo problemi strutturali: distribuiamo soldi a pioggia e spariamo slogan. Ed evitiamo accuratamente di affrontare i veri temi: l’interoperabilità dei libri digitali, l’assenza di standard diffusi, i DRM proprietari, le politiche di prezzo vessatorie et cetera.
Che bella cosa, l’ignoranza.