Pubblico qui di seguito la lettera che tre dei candidati a un recente concorso universitario hanno mandato ai giornali e al Ministro Francesco Profumo. Della vicenda hanno parlato i giornali:
Chi lavora nell’università non ha bisogno di molte spiegazioni. Chi non lavora nell’università può farsi un’idea di come, nell’università italiana, vadano le cose. Un concorso bandito tre anni fa. Un anno di attesa per la prima convocazione. Un primo rinvio, dovuto alle dimissioni di uno dei commissari. Un altro anno di attesa per la seconda convocazione. Un secondo rinvio, dovuto alle dimissioni di un altro commissario. Un anno dopo, l’annullamento del concorso: anni buttati via, soldi buttati via. Non conosco nessuno dei candidati e nessuno dei commissari. Le informazioni che ho raccolto tra colleghi collimano con la ricostruzione fatta nella lettera. La quale lettera – al di là delle considerazioni di merito: chi doveva vincere meritava davvero di vincere? È lecito pensare di no – suggerisce almeno due domande: ma com’è possibile che un concorso duri tre anni? E soprattutto: com’è possibile, com’è moralmente accettabile che una persona designata a far parte di una commissione di concorso si dimetta? Perché è tutto abbastanza semplice. La commissione è formata da tre persone. Io sono in minoranza (cioè: il candidato che io sostengo è in minoranza). E allora, invece di mettere agli atti il mio dissenso, boicotto la procedura: mi dimetto e mando a monte il concorso. Ripeto: al di là delle considerazioni di merito, com’è possibile che dei docenti universitari che dovrebbero far funzionare correttamente la macchina s’ingegnino, invece, per sabotarla? E che, alla fine, ci riescano?
La lettera:
C’era una volta il ricercatore universitario a tempo indeterminato; uno degli ultimi posti per Letteratura Francese era quello bandito dalla Facoltà di Scienze Politiche di Roma 3, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale il 04/09/2009. Parliamo all’imperfetto e mai tempo verbale fu più azzeccato visto lo svolgimento della storia.
Convocati più di un anno dopo per la discussione dei titoli e delle pubblicazioni da svolgersi in data 13/12/2010, ci viene comunicato meno di una settimana prima che la discussione è “rinviata a data da destinarsi”: biglietti e prenotazioni alberghiere ovviamente in molti casi sono già state effettuate e non sempre sono rimborsabili. Si scopre che il commissario designato, prof.ssa Maria Gaetana Di Maio, si è dimesso per motivi di salute. Nuovamente convocati quasi un anno dopo per il 27/10/2011, ci presentiamo in nove per la discussione. Il giorno dopo gira voce che il secondo commissario designato, prof.ssa Liana Nissim, si è a sua volta dimessa. Questa volta abbiamo raggiunto la capitale, quindi di rimborsi evidentemente non si parla nemmeno. La conferma ufficiale di tale dimissione avviene solo nell’aprile dell’anno successivo, dopo due lettere inviate da quattro candidati al Rettore e al Responsabile della Procedura, quest’ultimo scrive che “le decisioni relative all’ulteriore corso della valutazione comparativa sono all’esame degli organi di governo dell’Ateneo” e conclude dichiarando: “sarà nostra cura darvi tempestiva comunicazione delle determinazioni che saranno assunte”. La revoca definitiva del concorso è datata 26/06/2012 e viene pubblicata sulla Gazzetta il 3 luglio: ai candidati ne arriva notizia con modalità diverse e ad alcuni solo indirettamente diversi giorni dopo.
Il Rettore prof. Guido Fabiani revoca il posto bandito quasi tre anni prima accettando il 15/11/2011 le dimissioni del secondo componente designato e avallando la delibera del Consiglio della facoltà di Scienze Politiche che decide il 23/02/2012 di non procedere alla sostituzione del membro designato. Le dimissioni della prof.ssa Nissim vengono motivate col “totale disaccordo” e l’“insanabile incomprensione sulle modalità” della valutazione; nel verbale della commissione a termine della valutazione si legge però “il commissario Liana Nissim, avendo preso atto che gli altri due Commissari non sono d’accordo con lei, invitata a passare ai voti, sceglie di rassegnare le proprie dimissioni”. Il Preside prof. Francesco Guida propone la revoca per “il prolungarsi dei lavori della Commissione oltre ogni limite accettabile e opportuno” e affermando che le risorse finanziarie destinate per tale posto “potrebbero essere più proficuamente destinate ad altri scopi”. A nostra conoscenza il dissenso di un membro di una Commissione può essere espresso con una relazione di minoranza. Viene da chiedersi a chi vadano imputate le lungaggini inaccettabili e inopportune, soprattutto dato che i candidati si sono visti convocare due volte per discutere titoli e pubblicazioni precedenti alla chiusura del bando, e quindi relativi a quasi tre anni prima, per poi leggere che la situazione e le priorità della Facoltà sono nel frattempo cambiate.
Persino gli altri due membri della Commissione, prof. Francesco Fiorentino e prof.ssa Gabriella Violato, hanno scritto una lettera ai giornali per denunciare questo concorso farsa che viene a scrivere “un’altra bella pagina dell’Università italiana”.
Si parla di moralizzazione dei concorsi e di nuove opportunità per i giovani, si deplora la ‘fuga dei cervelli’. Di fronte a tali fin troppo comprensibili, ma non per questo accettabili, manovre chiediamo quale dovrebbe essere la nostra posizione. Per lo più in balia di contratti e borse di studio, abbiamo pagato per l’invio di titoli e pubblicazioni, ci siamo per due volte organizzati per essere valutati coprendo le spese della trasferta e ufficialmente viene detto che non c’è più bisogno del posto in cui speriamo da quasi tre anni. La morale? Non saremo biasimabili se ci viene da pensare che chi ha un cervello necessariamente fugge per cercare realtà dove le dimissioni sono un obbligo quando avvengono scandali come questi e non sono un mezzo per mandare a monte un concorso quando non va come è stato preordinato.
Federico Corradi
Susi Pietri
Marika Piva