Cose che riguardano l'Italia

Le belle maniere dell’Università di Padova

Questo è il testo di una lettera aperta sottoscritta da varie decine di docenti dell’Università di Trento e inviata ai colleghi dell’Università di Padova. Tema: il ventilato accordo tra la Giunta della Provincia Autonoma di Trento e l’Università di Padova per aprire una facoltà di Medicina nella città di Trento. Qui si può firmare la lettera. E qui ci si può fare un’idea di ciò che la nostra università pensa si possa e si debba fare nell’interesse del Trentino (e non dei medici padovani).

Gentili colleghi,

accade questo.

Da tempo la nostra università sta lavorando per aprire una Scuola di Medicina a Trento. È un progetto coerente con l’identità e, soprattutto, i risultati scientifici raggiunti dal nostro ateneo negli ultimi anni: prima università statale italiana per ricercatori Harvard-Armenise, prima università statale italiana nella VQR, due terzi dei 15 ricercatori finanziati ERC (di cui 13 già in servizio presso la nostra università) che operano nel campo delle scienze dalla vita, esperienza riconosciuta a livello internazionale nel campo della medicina preclinica, delle biotecnologie rosse, delle neuroscienze, delle scienze cognitive, della fisica sanitaria, dei biomateriali, della bioetica. Siamo pronti a questo passo.

Mentre, in rapporto con altri atenei italiani, stavamo lavorando a questo progetto, la Giunta della Provincia Autonoma di Trento ha avviato consultazioni con l’Università di Padova, invitandola ad aprire una propria sede a Trento per attivare corsi di Medicina e Chirurgia. L’Università di Padova, attraverso il suo rettore, si è detta interessata e, stando alle dichiarazioni rese alla stampa dal Direttore della Scuola di medicina di Padova, sta lavorando a una proposta operativa che la Provincia di Trento ha in animo di finanziare. La nostra università – cioè, è forse bene esplicitarlo, l’università che sorge nel territorio amministrato dalla Giunta provinciale – non è stata coinvolta.

Da ciò, due considerazioni.

La prima riguarda la vita universitaria, i rapporti tra gli atenei italiani e – per parlare con franchezza – il rispetto per il lavoro altrui. La concorrenza tra atenei per attirare i migliori studenti e i migliori ricercatori è ormai, comunque la si pensi nel merito, un dato di fatto. Ma non ci pare che possa chiamarsi concorrenza leale questa gara ad aprire, grazie a relazioni politiche poco trasparenti, sedi didattiche e di ricerca all’interno di un territorio in cui già opera un’altra università, in chiara contrapposizione ai progetti di tale università. È anzi evidente che una tale forma di competizione, se diventerà ‘sistema’, finirà per tradursi in duplicazioni dell’offerta formativa, sottoutilizzo delle strutture, sprechi di risorse, senza alcuna garanzia che tutto questo si accompagni ad un miglioramento nella qualità dei servizi (e anzi con alta probabilità che avvenga il contrario).

La seconda considerazione riguarda il rapporto tra politica e università. Non certo in base a considerazioni di ordine scientifico, la Giunta provinciale trentina ha deciso di escludere da un’iniziativa cruciale per il suo territorio la propria stessa università, un’università che nello spazio di mezzo secolo è diventata una delle migliori d’Italia. Che in questa manovra politica l’Università di Padova si schieri dalla parte della politica e non di un’altra università con la quale ha da decenni rapporti di buon vicinato e collaborazione, è cosa che lascia interdetti prima ancora che amareggiati.

Come docenti dell’ateneo di Trento, faremo del nostro meglio per impedire che ciò accada: la nostra università non merita di essere umiliata in questo modo. Quello che oggi si tenta di fare a Trento, se avesse successo, domani potrebbe essere fatto a qualunque altro ateneo. Vi chiediamo quindi – come colleghi, come ricercatori, come accademici – di essere al nostro fianco in questa vicenda a nostro giudizio allarmante. Ve lo chiediamo non a difesa dell’Università di Trento, ma a difesa dell’autonomia e della dignità dell’università italiana.

Claudio Giunta, Dipartimento di Lettere e Filosofia
Fulvio Cortese, Dipartimento Facoltà di Giurisprudenza
Elvira Migliario, Dipartimento di Lettere e Filosofia
Carlo Miniussi, Cimec Centro Mente/Cervello
Alessandro Quattrone, Dip. di Biologia Cellulare Computazionale e Integrata
Giuseppe Sciortino, Dipartimento di Sociologia e ricerca sociale
Marco Tubino, Dipartimento di Ingegneria Civile Ambientale e Meccanica

[Seguono, qui in calce, le firme dei docenti trentini]

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